La Mindfulness come antidoto al multitasking

Nella società odierna siamo tutti improntati al multitasking, orientati alla performance: siamo “abituati” a svolgere diverse azioni in contemporanea: parliamo con un amico e nel frattempo utilizziamo il cellulare, programmiamo azioni future, magari sistemiamo la spesa, ripensiamo a eventi passati…

IL CORPO E’ NEL PRESENTE…MA LA MENTE DOV’E’?

In costante oscillazione tra ricordi passati ed eventi futuri, raramente ancorata consapevolmente all’azione presente. Tra gli effetti di tale modus vivendi compare un incremento dello stress, senso di insoddisfazione, ansia, rimuginio…

In pratica, non siamo realmente presenti nell’unico tempo sul quale abbiamo potere di agency e determinazione, IL TEMPO PRESENTE! Sviluppare un atteggiamento Mindful richiede allenamento:

  • pratica formale. Inizialmente è necessario praticarla in un ambiente confortevole, silenzioso, che favorisca la concentrazione;
  • pratica informale. Non richiede un setting specifico, ma può essere praticata nelle quotidiane attività, mentre si mangia, facendo una passeggiata, facendo la doccia…

L’ancora della Mindfulness è il respiro, presente dal primo momento della nascita, sempre con noi: non abbiamo bisogno di pensare di respirare, perchè naturalmente respiriamo, eppure quando siamo agitati, affaticati, in ansia, il respiro cambia, in automatico!

Metafora buddista della seconda freccia L’esistenza è naturalmente costellata di avvenimenti gradevoli così come di esperienze difficili. Ma alcuni di noi sono portati a enfatizzare gli aspetti negativi e le circostanze in cui le nostre aspettative non si avverano. Ci accade qualcosa di spiacevole, un evento o una situazione che è la ragione scatenante della nostra preoccupazione o del nostro star male. Questa è la «prima freccia», quella che ci lancia addosso la vita e che noi non abbiamo facoltà di scegliere. La «seconda freccia» consiste nel lavorio mentale che noi attiviamo a partire dalla circostanza oggettiva e reale che ci è capitata: «Perché proprio a me?», «Perché proprio adesso?», «Cosa ho sbagliato?», «È colpa mia!», «È colpa sua!», «È colpa loro!». La nostra sofferenza si espande e moltiplica a causa di questo brulichio interno fatto di opinioni e atti di accusa completamente auto-generato. Questa è la freccia che noi scagliamo contro noi stessi.

La Mindfulness deriva dalla pratica meditativa, ma rappresenta un atteggiamento, che si sviluppa con la pratica, largamente utilizzata in terapia, con basi scientifiche.

Il mio approccio: la Terapia Cognitivo-Comportamentale

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) è un approccio fondato scientificamente. Essa focalizza i pensieri, quale nucleo fondante, da cui scaturiscono successivamente reazioni emotive e comportamentali. La componente su cui l’individuo si sofferma generalmente sono le emozioni, alle quali risponde in maniera disfunzionale. Ciò che il terapeuta fa in seduta è ricostruire, insieme al paziente, il ciclo PENSIERO-EMOZIONE-COMPORTAMENTO, con il chiaro obiettivo di identificare i PENSIERI DISFUNZIONALI.

“Evidenziando e correggendo le distorsioni del suo pensiero, l’uomo può costruirsi una vita più soddisfacente”

Beck, Principi di terapia cognitiva

L’apparato psichico é sostanzialmente unitario e non diviso in parti in contrasto tra loro: la patologia deriva in gran parte da distorsioni della realtà basate su premesse e assunzioni errate. L’uomo possiede la chiave della comprensione e soluzione del suo pensiero entro il campo della coscienza (Pensieri automatici).

ESEMPIO: CREDENZA DI BASE: “Sono incompetente” CREDENZE INTERMEDIE: “E’ terribile essere incompetente” (Opinione) “Devo sempre lavorare il più sodo possibile” (Regola) “Se lavoro il più sodo possibile, posso essere in grado di fare quelle cose che gli altri riescono a fare facilmente (Assunzione). PENSIERI AUTOMATICI: “Sono inefficiente, non riuscirò a fare questo lavoro, non ho tempo”.

OBIETTIVO DELLA TERAPIA: le credenze disfunzionali apprese possono essere DISIMPARATE e possono essere apprese e sviluppate nuove credenze più realistiche e funzionali.

CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLA TCC:

  • richiede una solida alleanza terapeutica;
  • inizialmente enfatizza il presente;
  • é orientata all’obiettivo e focalizzata sul problema;
  • richiede una collaborazione e la partecipazione attiva tra terapeuta e paziente;
  • le sedute sono strutturate;
  • fa uso di assegnazione di compiti a casa (Homework);
  • é educativa, mira ad insegnare al paziente ad essere il terapeuta di se stesso, prevenendo le ricadute;
  • mira ad essere limitata nel tempo;
  • utilizza una molteplicità di tecniche per modificare il pensiero, l’umore e il comportamento.